Ferratelle o neole in Abruzzo, necci in Liguria, brigidini a Pistoia, cancelle in Molise, tanti sono i nomi delle cialde ottenute con gli appositi ferri arroventati. Di origine antichissima, gli antichi romani le chiamavano crustulae. Si fanno semplicemente e con pochi ingredienti, sono una merenda sana e appetitosa, perfetta per i bambini che si divertono nel vederle fare. Si possono poi riempire con marmellata, nutella o ricotta, ma sono buone anche così.
La composizione della pastella di base cambia un po’ da regione a regione, in Toscana e Umbria ci si aggiunge vinsanto e aroma di anice, in Liguria e in Garfagnana i necci si fanno con la farina di castagne, senza altra aggiunta se non l’acqua necessaria all’impasto.
I ferri da cialde sono rotondi o rettangolari e un tempo le famiglie più abbienti se li facevano forgiare con incisioni spesso molto complesse che li rendevano vere opere d’arte. Le famiglie nobili vi facevano incidere lo stemma di famiglia.

Museo del vino di Torgiano

Museo del vino di Torgiano
La mia ricetta sperimentata innumerevoli volte quando i miei figli erano bambini mi fu data da una signora teramana che le chiamava neole. La stessa mi diede anche il ferro da cialde. Il mio ovviamente non ha stemmi nobiliari!
Per circa 18 neole:
- 1 cucchiaio di olio
- 1 uovo intero
- 2 cucchiai di zucchero
- 1 tazzina da caffè di latte
- la farina necessaria a ottenere una pastella abbastanza morbida
Sbattere le uova con lo zucchero, aggiungere il latte e la farina poco per volta continuando a mescolare in modo da non formare grumi.
Fare un salamino dello spessore di un dito, tagliarlo a pezzi lunghi un dito. Ungere leggermente le due piastre, farle scardare chiuse sul fornello, da una parte e dall’altra, poi mettere il salamino fra le piasre, schiacciarle e rimettere le piastre al fuoco facendole scaldare da entrambe le parti.
Ripetere il procedimento per tutte le altre ungendo leggermente le piastre con l’aiuto di un batuffolo di cotone.