“… E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente…” Gabriele D’Annunzio “I pastori”.
I tratturi sono sentieri per il passaggio delle greggi, dalla voce latina “tractus” dal verbo trahere, trarre. Mi attirano molto perché accompagnano il cammino dell’uomo fin dalla preistoria, ne ero rimasta affascinata anche durante il mio viaggio in Spagna e ne avevo parlato qui.
Le popolazioni italiche dell’Italia centro-meridionale, la cui economia era basata soprattutto sulla pastorizia, cercarono di procurare agli armenti foraggio per tutto l’anno compiendo due migrazioni, in autunno dai monti dell’appennino centrale al Tavoliere delle Puglie e in primavera di nuovo sui monti, seguendo i corsi dei fiumi Sangro, Biferno, Trigno, probabilmente dal II millennio a.C. o forse a partire da un tempo ancora più antico che si perde nella preistoria. Vi transitavano soprattutto pecore, ma anche bovini.
Lungo i percorsi degli armenti sorgevano piccoli insediamenti e luoghi di culto. Il Santuario di Ercole Curino presso Sulmona fu dedicato dai Peligni a Ercole protettore dei mercanti, dei pastori e dei soldati. Posto in un luogo elevato e suggestivo rappresentava un importante centro religioso, politico ed economico per la comunità ed era luogo di sosta per il bestiame che si muoveva lungo il tratturo Celano-Foggia. Fu costruito probabilmente nel IV secolo a. C., modificato dai romani, rimase in attività fino al II secolo d. C. quando una frana causata da un terremoto lo seppellì.

Santuario di Ercole Curino
I romani furono i primi a fare leggi per la gestione dei tratturi, la “Lex Agraria Epigrafica” è del 111 a.C., per la prima volta le piste italiche divennero “Calles publicae” cioè demaniali.
Nel Medioevo, soprattutto all’epoca di Federico II di Svevia, castelli e torri sorsero a difesa di insediamenti sorti lungo i luoghi di sosta, a volte su vecchi siti sanniti come avvenne probabilmente nel caso del castello d’Alessandro a Pescolanciano che risale al XII secolo d.C. e domina la valle del Trigno.

Castello d’Alessandro a Pescolanciano
Barrea in posizione arroccata e dominante la valle del Sangro sul tratturo proveniente da Pescasseroli, ha sempre avuto una fiorente industria basata sulla carne, i formaggi e la lana.

Panorama dal paese di Barrea
Alfonso I d’Aragona re di Napoli nel 1447 istituì la “Dogana della Mena delle Pecore”. I tratturi vennero ampliati fissandoli a una misura di 60 passi napoletani pari a 111,6 m in modo da garantire il foraggio alle greggi lungo il tragitto.
Le regioni interessate sono Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata. Nel 1959 la rete era costituita da 14 tratturi, 70 tratturelli (larghi 20 passi napoletani) e 14 bracci (da 10 passi) che servivano a collegare fra loro i tratturi. Si distinguevano 4 Regi Tratturi: il Celano-Foggia (207 Km), Castel di Sangro-Lucera (127 km), Pescasseroli- Candela (211 km), L’Aquila-Foggia (243 Km).
Sono stati utilizzati fino agli anni 50 del secolo scorso, anche se non con l’abbondanza di bestiame dei secoli precedenti, poi i capi sono stati trasportati con i camion e la transumanza è praticamente cessata, per lo meno sulle grandi distanze. Recentemente sono stati rivalutati e inseriti in sentieri naturalistici da percorrersi a piedi, in bicicletta o a cavallo. Sono ben segnalati lungo le carrozzabili e se ne possono percorrere brevi tratti o tratti più consistenti in un bel paesaggio ondulato di prati e boschi, senza grandi dislivelli.
Nei comuni di Carovilli e Pescolanciano il tratturo Celano-Foggia attraversa le Riserve della Biosfera di Collemeluccio e Montedimezzo che fanno parte di una rete mondiale nell’ambito del programma MaB, (Man and the Biophere) avviato nel 1971 dall’UNESCO con lo scopo di mantenere un equilibrio duraturo fra l’uomo e il suo ambiente attraverso la conservazione della biodiversità, la promozione dello sviluppo economico e la salvaguardia dei valori culturali.
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