
Le statue di parsonaggi femminili in Italia sono vergognosamente molto poche, come ha dimostrato recentemente una ricerca di Mi riconosci?, un’associazione di studenti e lavoratori dei Beni Culturali che ha pubblicato recentemente i risultati di un censimento sulle statue femminili presenti in luoghi pubblici, escludendo le statue della Madonna, quelle delle sante e le statue allegoriche.
I risultati sono veramente sconfortanti, le statue segnalate sono solo 171, quasi inesistenti nelle grandi città: a Roma ne sono segnalate 8, la più famosa è quella ad Anita Garibaldi, l’unica statua equestre dedicata a una donna. Anita è ritratta mentre fugge a cavallo, con il figlioletto neonato in braccio, dall’accampamento assediato dai soldati imperiali brasiliani durante le lotte per l’indipendenza della Repubblica di Rio Grande do Sul.
La statua si trova al Gianicolo e nel suo basamento riposa il suo corpo.
Sempre al Gianicolo moltissimi sono i busti di combattenti per la Repubblica Romana nel 1849, uno solo è quello di una donna: Colomba Antonietti, morta su questo colle e qui sepolta.
Fra i 229 busti di personaggi famosi che si trovano sparsi per i viali del Pincio a Roma solo tre sono di donne, che scendono a due se si toglie la santa patrona d’Ttalia: Santa Caterina da Siena. Sono Vittoria Colonna e Grazia Deledda.
Il magro elenco continua nelle altre città italiane, grandi e piccole, Torino ad esempio non ne ha neanche una.
L’altro aspetto disturbante è che per alcune di queste scarse statue si è cercata una raffigurazione della donna che mette in luce solo l’aspetto erotico, come se quello fosse il solo modo di descriverla. Le polemiche sono infuriate per la recente statua della Spigolatrice a Sapri o per quella delle due giornaliste uccise: Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli.
Qui sotto è la foto di una di queste rare statue femminili: le merlettaie, si trova a Sansepolcro e celebra le donne che si dedicavano e si dedicano ancora al tipico merletto a fuselli.

Bisogna andare in altre città europee per scoprire statue di donne comuni, come questa giovane studentessa con la cartella sottobraccio che su un marciapide di Madrid cammina fra un motorino e l’altro.

A Berlino invece l’omaggio alle donne comuni capaci di eroismo è in queste statue che nella piccola ma centrale Rosenstrasse ricordano le mogli che nel gelido inverno del 1943 stazionarono per settimane davanti alla prigione dei loro uomini che stavano per essere deportati dai nazisti, ottenendone infine la scarcerazione.

Alcune petizioni sono attive per chiedere la collocazione di statue di donne, fra queste quella di Terre des Hommes per chiedre al sindaco di Milano una statua per le spose bambine e le ragazze vittime di abusi, #UnaStatuaPerLeBambine che si può firmare qui.
A Roma invece un gruppo si studenti dell?istituto Europeo di Design hanno costruito un piedistallo di legno vuoto per protestare contro La Statua che Non Esiste: è quella di Trotula De Ruggero vissuta nell’Xi secolo, prima donna medico d’Europa, che operò probabilmente nella Scuola Medica Salernitana.