La conquista di Gorizia da parte dell’esercito italiano avvenne fra l’8 ed il 9 agosto del 1916 dopo 10 giorni di sanguinosissimi combattimenti lungo le sponde dell’Isonzo e le montagne del Carso, che provocarono centomila morti fra i due eserciti contrapposti.
Mio nonno era uno delle centinaia di migliaia di soldati che combatterono su quei fronti. Qualche storia di guerra la raccontò per noi bambini, ma era piuttosto parco, troppo crudi e sanguinosi erano stati gli eventi. Mi rimase impresso quando raccontava del suo cavallo che durante i bombardamenti si metteva con il muso accanto al suo viso a cercare conforto e protezione.
Il castello di Gorizia era stato gravemente danneggiato e suppellettili ed oggetti giacevano sparsi. Mio nonno prese una coperta di lana, i nostri soldati erano malamente equipaggiati. Questa coperta lo accompagnò in altre battaglie, la guerra sarebbe durata ancora più di due anni con vittorie e sconfitte ed ancora immani carneficine.
Quando finalmente finì ed i soldati tornarono a casa la coperta seguì ancora mio nonno, finalmente destinata al riposo di una persona che poteva dormire nel suo letto, in pace. In pace per poco, perché non gli fu permesso di dormire sempre nel suo letto da un regime che aveva deciso di perseguitare chiunque non fosse in linea. Chissà se la coperta lo seguì anche nei soggiorni obbligati in carcere o al confino.
Vennero i figli e poi i nipoti, la coperta continuava a svolgere il suo compito di riscaldare il sonno delle persone di famiglia. Arrivò anche a me, era una coperta calda e mi ha accompagnato per la mia infanzia ed adolescenza: una volta non si buttava via niente e mia nonna o forse mia madre intervennero più volte per rammendarla.
Infine è approdata nella mia casa di campagna a riscaldare i sonni di mio figlio, ma attraverso quattro generazioni poveretta non ne poteva più, ormai le parti lise erano troppe e non più rammendabili.
Io però non volevo buttare via la coperta centenaria, che aveva accompagnato le persone della mia famiglia e la storia del secolo scorso. Ho quindi provato a rimediare come potevo: l’ho distesa sul tavolo ed ho ritagliato tutte le parti irrimediabilmente lise. Ne ho ricavato dei rettangoli, non tutti uguali, ma abbastanza grandi, poi con lana di colori intonati li ho bordati con il punto festone e poi uniti l’uno all’altro con giri di maglia bassa all’uncinetto. Infine ho rifinito il tutto con giri di maglia bassa a righe di due colori. Ne è risultato un plaid, sempre comodo nei rigidi inverni in campagna. E la coperta di Gorizia, in versione ridotta, ma sempre calda, è ancora con noi.
ricreanna
Ago 13, 2014 @ 08:50:06
Ho incominciato il libro di Lilli Gruber, Eredità, ho letto solo l’incipit, e non conosco molto bene, ancora, questa porzione di storia italiana, ma è lo stesso periodo della tua coperta? Ciao,Anna. P.s. sono più ferrata sui nostri partigiani borbonici uccisi come briganti, vivo al sud…
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alesprint
Ago 13, 2014 @ 11:54:40
La coperta risale alla prima guerra mondiale ed io so
poco più di quello che ho letto nei libri di storia. Io sono del centro Italia e mio nonno fu un perseguitato politico nel ventennio fascista in Ciociaria. Si fece molti periodi in carcere a Roma ed al confino in quella che non era una villeggiatura.
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ricreanna
Ago 13, 2014 @ 12:40:38
Erano uomini e donne di altro stampo. Cmq volevo dirti, ma poi non l’ho scritto (sono distratta ai massimi livelli), che hai fatto un bel lavoro con la coperta. Ciao:-)
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alesprint
Ago 13, 2014 @ 15:02:10
Grazie e ciao! 🙂
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