terrazzamenti Patrimonio dell’Umanità

Val Grande
Val Grande, Piemonte, terrazzamenti per la coltivazione del castagno e della segale

Nel 2018 L’UNESCO ha dichiarato “l’Arte dei terrazzamenti e dei muretti a secco” Patrimonio Immmateriale dell’Umanità riconoscendo a questi manufatti il loro grande valore ambientale, culturale ed economico che nasce da una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura.

I muri a secco rappresentano uno dei primi esempi di costruzione umana, inizialmente furono usati per costruire abitazioni e luoghi di culto, successivamente, con il diffondersi dell’agricoltura, furono utilizzati anche per sistemare i terreni troppo ripidi e renderli adatti alle coltivazioni.

In Italia praticamente tutte le regioni hanno i loro esempi di muri a secco, particolarmente spettacolari sono quelli di zone molto scoscese, in cui il lavoro di generazioni di uomini e bestie da soma hanno creato degli ammirevoli manufatti, oggetto della nostra meraviglia per come i nostri antenati riuscirono a trasportare pietre e terra a volte in luoghi a strapiombo.

Si stima che i terrazzamenti in Italia ricoprano 170 mila ettari, come appare dalle foto aeree, è sicuramente un valore sottostimato se si considera che moltissimi terrazzamenti sono stati abbandonati e non sono più riconoscibili perché ricoperti dalla vegetazione.

Penisola sorrentina
Penisola sorrentina

La regione italiana con più terrazzamenti è la Sicilia, ma quella con più terrazzamenti in rapporto alla superficie è la Liguria.

Questa regione, con la sua forma stretta fra i monti e il mare ha sempre avuto bisogno di terreni da coltivare, strappati nei secoli ai pendii montani e collinari, spesso a picco sul mare; le terrazze qui vengono chiamate fasce. Ne ha ben 40 mila km, una lunghezza pari alla circonferenza della Terra!

Corniglia (Sp)

I muri a secco hanno molteplici funzioni: sono barriere antivento, accumulatori di calore, collettori di rugiada notturna, a volte servono da ombreggianti per le colture. Microambienti in cui si sono create una fauna e una flora spontanea specifica che trae vantaggio dagli anfratti delle pietre, dall’umidità e dal soleggiamento ideali. Uno spazio artificiale e naturale allo stesso tempo.

una copertina per il mare

Si avvicinano l’estate, si può cominciare a lavorare una copertina marina in cotone adatta alla stagione calda.

Occorrono 100 g di filo di cotone marrone, 200 g celeste, poco bianco e un uncinetto n. 4. Per le applicazioni si possono utilizzare avanzi di filo colorati.

Per la copertina montare 123 maglie con il filo marrone e lavorare a punto onda per 20 cm (18 righe). Continuare sempre a punto onda con il celeste e finire con 2 righe con il bianco.

La copertina finita misura 62 x 68 cm.

Punto onda: 1 m. alta puntando l’uncinetto nella 4a catenella dall’uncinetto, *3 m. alte, 2 diminuzioni, 3 m. alte, 2 aumenti nelle m.seguenti. Ripetere da * fino alla fine del giro. Terminare con 3 m. alte, 2 m. nella terza catenella delle 3 iniziali. Ogni giro inizia con 3 catenelle e 1 m. alta al piede della catenella.

Applicazioni

Polpo: con il blu fare un cerchio magico e all’interno lavorare: 1° giro 8 m. basse, 2° giro: 2 m. basse per ogni maglia (16 m.b.). 3° giro: 1 m. b., 2 m. b. nella stessa maglia (24 m. b.) 4° giro: 2 m. basse, 2 m.b. nella stessa maglia (32 m. b.). 5° giro: 3 m. b. 2 m.b. nella stessa maglia (40 m.), 6° giro: 4 m. b., 2 m. b. nella stessa m. (48). Senza rompere il filo continuare con 25 catenelle per il primo tentacolo, sulla catenella fare un giro a m. bassa e 1 giro a maglia bassissima con un secondo colore. Riprendere il blu e fare un secondo tentacolo allo stesso modo. Continuare fino ad avere 8 tentacoli. Rompere il filo e affrancare. Con il filo da ricamo ricamare occhi e bocca.

Stella marina: nel cerchio magico fare: 5 m. basse, 2° giro: 2 m. b. per ogni maglia (10 m.b.). * 6 catenelle, nella terza dall’uncinetto lavorare 1 maglia bassissima, 2 m. basse, 1 mezza m. alta, 1 m. alta, 1 m. bassissima nella m. successiva del cerchio, 1 m. bassissima nella m. successiva. Ripetere da*.

Verme: con il rosa lavorare 6 m. b. nel cerchio magico, con il giallo lavorare 3 m. basse, girare il lavoro e fare 3 m. basse. Continuare a lavorare in righe avanti e indietro per 20 volte in tutto. 21a riga: fare 1 diminuzione, 1 m. bassa. 21a riga: 1 diminuzione. Rompere il filo e affrancare. Con il filo da ricamo ricamare occhi e bocca.

La posidonia e il corallo sono catenelle con un giro di m bassissima.

La spiegazione del granchietto è qui.

il vulcano di Roccamonfina

Il vulcano di Roccamonfina si trova nel Parco Regionale di Roccamonfina-Foce del Garigliano, in provimcia di Caserta. Prende il nome dal paese di Roccamonfina, il più grande comune del cratere.

Il vulcano fu attivo fra 630.000 e 50.000 anni fa. Attualmente è costituito da un monte conico e da una caldera parzialmente occupata da monti minori creati da eruzioni successive.

Il suolo molto fertile ha permesso la coltivazione del castagno, estesi castagneti sono in tutto il cratere e i monti circostanti con alcuni esemplari centenari.

Ancora oggi la raccolta delle castagne continua ad essere un’attività importante della zona dove in ottobre si tiene tutti gli anni una Sagra della Castagna IGP e del Fungo Porcino. In quell’occasione viene utilizzata la enorme griglia per la cottura delle casagne, il “vrollaro” che ha vinto il Guinness dei primati per essere il più grande del mondo del suo genere.

Su uno dei monti generati dall’attività vulcanica nei millenni sorge il Santuario della Madonna dei Lattani sul luogo dove la leggenda vuole che un pastore trovò l’immagine sacra della Madonna in una grotta dove era sgorgata una sorgente.

La chiesa e la piccola grotta adiacente sono meta di pellegrinaggi da parte delle donne che desiderano un figlio o vogliono favorire la lattazione. Nella grotta sono appesi innumerevoli fiocchi nascita in qualità di ex-voto.

Sempre all’interno della zona vulcanica e del Parco sono presenti le cosiddette Ciampate del diavolo nel comune di Tora e Piccilli (CE). Sono impronte umane fossili, il nome in dialetto vuole dire “impronte del diavolo”.

Il luogo per questo era stato evitato dalla popolazione fino a che la recente analisi scientifica ha determinato che le orme appartengono a Homo hidelbergensis, risalgono a circa 350.000 anni fa.

Sono 56 impronte di piedi e di mani lasciate da 3 individui sulla fanghiglia delle scorie vulcaniche. Il terreno era scivoloso e in alcuni punti gli uomini si sono aiutati con le mani lasciando impronte anche di queste. Per maggiori approfondimenti e foto del sito si può leggere le notizie riportate dalla Società Paleontologica Italiana.

Purtroppo l’interessantissimo e straordinario sito non è accessibile dopo che una frana ha reso il sentiero pericoloso. Si attendono i lavori di messa in sicurezza di un luogo così importante, ma da quello che ho potuto capire non sarà un’impresa rapida!

buona Pasqua!

Buona Pasqua! Tempo di rinascite e fioriture

un laghetto sorto all’improvviso

Il quartiere Prenestino di Roma è molto popoloso e trafficato, in particolare la zona che incrocia via di Portonaccio che va verso la Tiburtina. Qui nel 1939 sorse una fabbrica che produceva viscosa, la SNIA. I residenti della zona circostante erano infastiditi dalla polvere nera che si depositava sui balconi e davanzali.

La fabbrica chiuse nel 1954 e la zona rimase non utilizzata a lungo. Nel 1968 sulla pineta che sorgeva dentro l’area, che continuava ad essere di proprietà privata, venne posto un vincolo paesaggistico dal Comune di Roma.

Nel 1990 la nuova proprietà fece richiesta per la concessione edilizia di un edificio da destinare ad attività produttive. Poco dopo l’inizio dei lavori di sbancamento venne intercettata la falda acquifera che diede vita a un laghetto.

In seguito a ciò un’ordinanza della circoscrizione impose alla proprietà la demolizione delle opere eseguite, demolizione mai effettuata così che vicino al laghetto rimangono gli scheletri di cemento.

Nel 1994 il Consiglio Comunale di Roma avviò la procedura di esproprio dell’area, intanto venne inaugurato un parco pubblico, l’esproprio definitivo arriverà solo nel 2000, per molti anni l’area continuò ad essere minacciata dagli speculatori edilizi, minaccia sventata dalla mobilitazione della popolazione che per decenni ha chiesto ed infine ottenuto che l’area sia accessibile e fruibile da tutti e che il lago e la ex fabbrica vengano dichiarati monumento naturale.

Oggi al parco si può accedere liberamente dal cancello di via del Portonaccio, al suo interno, su iniziativa dei cittadini, sono stati piantati alberi e cespugli e sono stati predisposti tavoli e panchine.

Un’area è destinata a apiario, intorno alle arnie sono state piantate piante mellifere.

L’apiario fa parte di un progetto didattico di biomonitoraggio, in uno spazio verde come questo le api possono vivere lontano dai pesticidi e i cittadini possono godere di questo importante polmone verde in un’area densamente popolata. Il laghetto e la vegetazione intorno hanno poi attirato decine di specie di uccelli, alcuni dei quali legati all’acqua come i germani reali.

una nuova copertina colorata

Continuo a lavorare per Cuore di maglia l’associazione di volontarie di tutta Italia che sferruzzando confezionano copertine, scarpine, cappellini, giochini all’uncinetto per i neonati delle Terapie Intensive Neonatali dei principali ospedali italiani. Io ne ho parlato qui.

Le copertine triangolari sono pensate proprio per i prematuri che, durante la permanenza in ospedale, protetti da questi morbidi e colorati triangoli, vengono tenuti dai genitori stretti al petto, pelle a pelle, in quella che si chiama terapia del canguro. Tale terapia ha dimostrato di regolarizzare l’attività respiratoria, il ritmo sonno-veglia e lo sviluppo neurologico del piccolo e di favorire l’attaccamento dei genitori e l’allattamento al seno.

Ho lavorato molte decine di copertine per Cuore di maglia e ogni volta cerco nuove combinazioni di colori e nuovi punti per variare e non annoiarmi.

In questa ultima ho usato tanti avanzi di filato e per ogni colore un punto diverso, anche le bande colorate hanno altezza diversa. I triangoli si lavorano aumentando 1 maglia per parte ogni 2 ferri e facendo per i bordi 3 m. a legaccio.

La punta inferiore gialla è a m. rasata con i bordi di 3 maglie a m. legaccio.

Procedendo verso l’alto ho lavorato la banda viola a punto riso (1 m. a diritto e 1 a rovescio, nel ferro successivo si lavora 1 m. a rovescio su quella a diritto e 1 a diritto su quella a rovescio).

Per la banda verde chiaro ho scelto un punto diverso, sempre giocato sull’alternanza di maglie a diritto e m. a rovescio, ma in questo caso la sequenza è: 1° ferro 3 m. a diritto e 1 a rovescio sul diritto, ripetere fino alla fine del ferro. 2° ferro a rovescio, 3° ferro a diritto, 4° ferro a rovescio, 5° ferro come il 1° ma lavorando la m. a rovescio sopra la seconda m. a diritto della sequenza precedente.

La banda color lampone è a m. rasata, ma ho lavorato al centro un cuoricino, i contorni sono sempre lavorati con maglie a rovescio solo sui ferri a diritto: 1° ferro sul diritto del lavoro, tutto a diritto, a rovescio solo la maglia centrale. 2° ferro a rovescio, 3° ferro sul diritto, lavorare a rovescio la maglia prima e la maglia dopo quella a rovescio del 1° ferro. 4° ferro a rovescio, 5° ferro: lavorare a rovescio la maglia prima e quella dopo quelle a rovescio del 3° ferro. 6° ferro a rovescio. 7° ferro: 1 m. a rovescio su quella a rovescio del 5° ferro, 1 m. a diritto, 1 m. a rovescio, 1 m. a diritto, 1 m. a rovescio, le altre maglie a diritto.

Banda gialla 1° ferro sul diritto: 4 m. a diritto, 1 m. a rovescio. Ripetere la sequenza fino alla fine del ferro. 2° ferro a rovescio, 3° ferro: sul diritto, fare a rovescio la maglia prima e quella dopo le maglie a rovescio del 1° ferro. 4° ferro a rovescio. 5° ferro: tutto a diritto, a rovescio la maglia in corrispondenza di quella a rovescio del 1° ferro.

Banda viola 1° ferro sul diritto: 6 m. a diritto, 1 a rovescio, ripetere la sequenza fino alla fine del ferro. 2° ferro a rovescio, fare a diritto 1 maglia dopo quella a rovescio del ferro precedente. 3° ferro a diritto,m fare a rovescio la m. dopo quella a diritto del ferro precedente. Ripetere i ferri 2 e 3 per l’altezza desidederata.

Banda verde chiaro 1° ferro a diritto, 2° ferro 3 m. a diritto e 3 maglie a rovescio. 3° ferro a diritto. 4° ferro a rovescio. 5° ferro: 3 m. a rovescio e 3 m. a diritto in modo che siano sfalzate rispetto a quelle del 2° ferro. Ripetere i ferri con questa sequenza il numero di volte desiderate.

La copertina è terminata con 3 ferri a m. legaccio per il bordo superiore.

Le misure per la copertina finita sono di 55 cm di lunghezza e 70 di larghezza.

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Enea e Lavinium

Già il mare rosseggiava di raggi e dall’alto etere

l’Aurora dorata rifulgeva sulla rosea biga:

quando i venti posarono e ad un tratto ogni alito

cadde e i remi si affaticano nel lento marmo delle acque

allora Enea dal mare scorge lontano

un ampio bosco. Nel mezzo il Tevere con amena corrente,

con rapidi vortici e biondo di molta sabbia,

sbocca nel mare. Variegati, intorno e in alto,

uccelli avvezzi alle rive e all’alveo del fiume

carezzavano l’aria con il canto e volavano per il bosco.

Comanda ai compagni di piegare la rotta e di volgere le prue

a terra, e lieto si addentra nell’ombrosa corrente del fiume.

(Virgilio, Eneide, Libro VII, 25-36, trad. di Luca Canali)

Virgilio nello scrivere l’Eneide si ispira a tradizione letterarie antichissime che risalgono al VIII secolo a. C.: l’eroe Enea fugge da Troia in fiamme con il vecchio padre e il figlio Ascanio, dopo tante peregrinazioni e disavventure approda sulla costa laziale dove fonda una nuova città che chiamerà Lavinium dal nome della nuova moglie Lavinia, figlia di Latino, re dei Latini.

Qui custodirà gli dei portati da Troia e le memorie degli antenati dai quali discenderanno i re albani e la stessa Roma. Anche la “Storia di Roma” di Tito Livio inizia con lo sbarco di Enea in territorio laziale.

Gli scavi realizzati negli anni ’70 del secolo scorso presso l’antico borgo di Pratica di Mare situato sulla via Laurentina al XVIII miglio (circa 28 km da Roma e a 4 km dal mare) hanno riportato alla luce molte testimonianze della città di origine antichissima, le sue prime fasi risalgono infatti all’età del bronzo, ma la sua massima espansione è nel VI secolo a. C. in cui era un importante riferimento per il commercio dei Latini con gli Etruschi e con i Greci come testimoniano gli oggetti rinvenuti.

Il Museo Archeologico di Lavinium nel comune di Pomezia è una moderna struttura che ospita le statue votive e gli oggetti ritrovati nell’area in cui sorgeva l’imponente santuario.

Le leggende e le tradizioni rispecchiano una realtà storica che gli scavi stanno riportando alla luce, in particolare le complesse reti di rapporti e influenze greche che risalgono alle età più antiche.

Gli scavi hanno ritrovato un notevole deposito votivo costituito in prevalenza da statue di terracotta di ottima fattura che erano prodotte nella stessa Lavinium.

Sono in prevalenza statue femminili, alcune recanti in dono una colomba simbolo di fertilità, altre una palla, un giovane uomo ha invece in mano una trottola. La maggioranza degli offerenti chiede aiuto alla dea nel momento di passaggio fra l’infanzia e l’età adulta. Rappresentano un vero e proprio spaccato della società della città fra il V e il III secolo a. C.

Frammento di statua di fanciulla con pettinatura a boccoli, orecchini e collana, IV sec. a. C

La statua di Minerva Tritonia testimonia che nella città era presente anche un importante luogo di culto dedicato a questa divinità. La statua, anch’essa di terracotta, è stata accostata al Palladio la statua di legno donata da Zeus a Dardano, fondatore di Troia. Enea durante la sua fuga dalla città in fiamme riuscì a salvare il simulacro della dea riuscendo a portarlo fino alla nuova patria.

A pochi chilometri dal Museo si visita l’area archeologica che conserva i resti di un grande santuario noto come “Santuario dei 13 altari”, imponente struttura risalente al VI secolo a. C. composto da una fila di 13 altari che hanno sagome di tipo laziale e pianta di tradizione greca, testimonianze degli intensi rapporti commerciali e culturali con l’ambiente delle colonie greche dell’Italia meridionale. Non è ancora chiaro a quale culto fosse dedicato il santuario.

Poco distante dal santuario sorge il cosiddetto Heroon di Enea, è un monumento funebre del VII secolo a. C. destinato a ospitare la salma di un uomo illustre, forse il primo re di Lavinium. Riconsacrato più volte fu attribuito all’eroe Enea.

La città era ricca e fiorente in età imperiale, la sua fine avvenne forse nel V. secolo d. C. in seguito a un terremoto.

due braccialetti a crochet per due sorelline

Con pochi grammi di cotone colorato e un uncinetto ho lavorato in pochissimo tempo due braccialetti a crochet per due piccoline, molto contente di scegliere i colori.

Ho utilizzato un uncinetto n.3,5 e pochi grammi di cotone in 3 colori differenti. I miei braccialetti sono lunghi 12 cm, più circa 20 cm di laccetti.

Si inizia facendo con il primo colore una catenella di 30 maglie, lasciando una codina di 20 cm circa. Lavorare su questa catenella 1 riga a m. bassa, tagliare e affrancare.

Con il secondo colore lavorare sul diritto una riga a m. bassissima, lasciando una codina all’inizio e una alla fine. Tagliare e affrancare.

Con il terzo colore lavorare un giro di m. bassissima sempre sul davanti del lavoro, puntando l’uncinetto nella parte bassa del giro a m. bassa. Lasciare anche per questo giro una codina all’inizio e una alla fine.

Su un’estremità ci sono 3 codine, sull’altra 2, da questa parte fissare un filo del colore mancante e tagliarlo della stessa lunghezza degli altri.

Intrecciare fra loro i fili, fare un nodo alla fine per fissarli.

antichissimi profumi

Vulci, Necropoli dell’Osteria, balsamari (610-600 a. C). Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma

Nelle tombe etrusche, accanto alle sepolture di personaggi femminili di nobili origini sono stati trovati fra i vari utensili e gioielli moltissimi portaprofumi di diverse fatture. Nella foto un singolare balsamario a forma di rondine di origine greco-orientale ed uno che rappresenta una figura femminile inginocchiata. I balsamari avevano diverse origini: Siria, Egitto, Grecia.

Altri vasetti che contenevano oli profumati sono di fattura ricercata come quelli di pietra nera ricoperti di lamine d’oro.

Cere, Tomba dei Dolii, vasetti per oli profumati, 630 a. C. Museo Nazionale di Villa Giulia, Roma.

I ricercatori sono recentemente riusciti a riprodurre a qualcosa di simile al prodotto originale analizzando i residui trovati nei balsamari risalenti a più di 2600 anni fa. Secondo le analisi questi contenevano grassi animali derivati dal latte, oli vegetali profumati, resine di conifere e cera d’api.

La parola balsamo deriva dall’ ebraico baal-sa-mum (il principe degli oli) che secondo un’antica tradizione fu il dono portato dalla regina di Saba a re Salomone.

righe colorate a maglia

Lavorare a maglia rilassa e dà soddisfazione, lavorare a righe permette di creare oggetti e capi colorati e all’ultima moda (le righe vanno molto!); un vantaggio in più è quello di poter utilizzare tanti gomitolini avanzati di lana o cotone.

Il maglione con le bamboline è in due colori luminosi, la sua spiegazione è qui.

Le righe vanno benissimo su un berretto di lana.

Poi ci sono le copertine, ne ho fatte tante, a triangolo per i bimbi prematuri di Cuore di maglia e rettangolari. In questo post ci sono molti esempi per farle.

Quando si lavora a righe si introduce il colore diverso all’inizio del ferro lavorando con questo la maglia di vivagno che in genere non si lavora, per fermare i due capi basterà fare un nodo semplice, poi alla fine del lavoro si nascondono con l’ago tutte le codine, il lavoro più noioso in questo tipo di lavorazione che è per il resto divertente.

Se la riga colorata è sottile (non più di 6-8 ferri) si può evitare di tagliare il filo del colore precedente se questo viene di nuovo lavorato. In questo caso lo si incrocia sul dietro del lavoro dopo la maglia di vivagno.

Soprattutto quando si lavora con due colori conviene lavorare un numero pari di ferri in modo da ritrovarsi il secondo filo nel verso giusto.

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