Il rapporto fra Roma e il fiume cui deve la sua origine è stato a volte burrascoso, il Tevere è infatti un fiume a regime torrentizio soggetto a piene che un tempo, fino alla costruzione dei muraglioni del lungotevere nei primi anni del Regno d’Italia, risultavano disastrose e provocavano morti e distruzione. Io ne ho parlato in questo articolo.
Dal 414 a. C. (anno in cui si hanno le prime notizie delle piene del Tevere) al 1937 si contano 90 inondazioni, spesso le cronache narrano di serpenti e dragoni che emergono dalle acque del fiume. La gravità del disastro e l’impressione dei flutti gonfi scatenavano la fantasia popolare.
Dal 1782 si iniziò a segnare il livello raggiunto dal fiume, dal 1821 le misurazioni divennero sistematiche con l’istallazione al porto di Ripetta su un idrometro costituito da lastre di marmo graduate im metri e centimetri. Il porto di Ripetta era uno degli approdi fluviali di Roma, quando fu interrato per far posto ai muraglioni l’idrometro fu spostato sulla parete della chiesa di San Rocco dove è tutt’ora.

Passeggiando per il centro di Roma e facendo un po’ di attenzione, si incontrano sui muri dei palazzi storici numerose lapidi che riportano il livello raggiunto dal fiume in un certo anno.
Questa della foto seguente è la più antica: risale al 1277 e si trova sotto l’Arco de’ Banchi.

A via Tor di Nona è invece la piccola targa che indica il livello raggiunto dal fiume nel dicembre del 1870. Il Parlamento del nuovo Regno si era appena insediato e dovette urgentemente affrontare il problema che minacciava la nuova capitale.

Altre lapidi sparse per il centro ricordano altre piene. A Santa Maria sopra Minerva sono queste risalenti al XV secolo (1422 e 1445), ancora più alto fu però il livello del 1870. La piazza della Minerva è la più bassa del centro di Roma e perciò particolarmente soggetta alle inondazioni, le acque del Tevere ristagnavano poi qui per giorni anche a causa dell’inefficienza della rete fognaria.

Nei pressi questa sempre del 1445.

La popolazione che viveva nei rioni a rischio esondazione era necessariamente sempre all’erta in caso di pioggia, un pluviometro di utilizzo popolare era costituito dal grande foro del ponte Sisto chiamato dai romani l’occhialone. Quando era completamente chiuso dalle acque del fiume la piena era imminente.

Anche negli ultimi anni il Tevere ha continuato con le sue piene ed anche se i muraglioni costruiti a fine ‘800 salvano il centro storico dalla furia dei flutti le immagini del fiume gonfio d’acqua con le banchine e gli alberi sommersi non cessa di creare impressione.