la morte di Nerone

Nerone è un personaggio controverso. Si chiamava Lucio Domizio Enobarbo, era nipote dei Caligola e prese il nome di Nerone quando fu adottato dall’imperatore Claudio. Divenne imperatore giovanissimo a soli 17 anni dopo la morte di Claudio.

Fu descritto come un tiranno pazzo e sanguinario dai suoi contemporanei,  di lui parlano gli storici Svetonio nelle “Vite dei Cesari” e Tacito negli “Annales”. Il popolo che aveva beneficiato con le sue riforme e le elargizioni probabilmente lo rimpianse.

La storiografia moderna ha rivalutato il suo comportamento considerandolo non più sanguinario e tirannico degli altri imperatori. La tradizione che gli attribuisce la responsabilità del grande incendio di Roma del 64 d. C. sembra non essere vera, vero è invece che per allontanare da sè i sospetti ne attribuì la colpa ai cristiani che furono arrestati e condannati in massa a supplizi atroci. Dopo l’incendio fece ricostruire Roma con vie più larghe e nuove case di pietra al posto di quelle di legno infiammabili. Si fece anche costruire un’enorme villa, la Domus aurea“.

Regnò tredici anni, negli ultimi anni del regno si attirò l’inimicizia dei patrizi, fino a che il Senato lo dichiarò nemico pubblico. Abbandonato da tutti, anche dall’esercito e dai suoi pretoriani, fuggì da Roma trovando riparo presso la villa di Faonte, un suo liberto, a 4 miglia da Roma, fra la via Nomentana e la via Salaria. Per non cadere nelle mani dei suoi avversari che lo stavano per raggiungere si suicidò con un pugnale, in questo aiutato da un liberto. Era il 9 giugno del 68 d. C. e aveva 32 anni.

Grazie alla descrizione abbastanza precisa di Svetonio i ruderi della villa di Faonte sono stati identificati nella periferia romana in una zona fino a pochi anni fa di campagna, oggi invasa da nuovi edifici.

Ruderi della villa di Faonte

Il Senato ne decretò la damnatio memoriae, la condanna della memoria, provvedimento legislativo secondo il quale si cancellava ogni traccia di una persona. La Domus Aurea fu parzialmente interrata e fu interrato anche il laghetto presente nel grande giardino, laghetto alimentato da due affluenti del Tevere. Al suo posto fu poi costruito l’Anfiteatro Flavio, meglio conosciuto come Colosseo.

Il corpo fu sepolto nella tomba di famiglia, quella dei Domizi, al Pincio. Nel medioevo intorno alla figura di Nerone fiorirono cupe leggende, si diceva che nel luogo della sua presunta sepoltura demoni e spiriti comparissero nottetempo terrorizzando la popolazione.

Per esorcizzare la figura sinistra dell’imperatore nel 1099 il papa Pasquale II fece costruire in quel luogo una cappella a spese del popolo romano, da qui il nome di Santa Maria del Popolo. La leggenda narra che furono dissotterrate le ossa dell’imperatore e bruciate insieme al grande albero di noce che vi cresceva sopra.

Al posto della cappella nei secoli successivi sorse la chiesa, modificata più volte. Al suo interno due grandi dipinti del Caravaggio: la Conversione di San Paolo e la Crocifissione di San Pietro.

S.Maria del Popolo e Porta del Popolo

Hanno lo stesso nome anche la famosa Piazza del Popolo e la porta monumentale da cui la consolare Via Flaminia esce dalle Mura Aureliane.

A Roma la figura di Nerone ha continuato a suscitare impressioni e ad alimentare leggende anche in epoca più recente. Sulla via Cassia esiste una cosiddetta Tomba di Nerone che dà il nome alla località. In realtà è il sepolcro con tanto di iscrizione di Publio Vibio Mariano del II secolo d. C., ma le leggende narrano che il fantasma di Nerone sarebbe stato visto mentre piangeva sul sarcofago. Potenza della suggestione!

Questo sarcofago è legato ad un avvenimento molto posteriore che riguarda un altro imperatore. Durante l’incoronazione di Napoleone Bonaparte a Parigi venne lanciata una mongolfiera che al posto della navicella aveva una corona imperiale con l’aquila di Napoleone. Nella notte fra il 16 e il 17 dicembre 1804 la navicella, giunta su Roma, si abbassò molto e urtò proprio contro questo sepolcro, perdendo la corona imperiale. L’incidente fu interpretato come un cattivo presagio per l’imperatore appena incoronato.

 

 

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