A Roma è esistito per molti secoli un tempio conosciuto come Iseo Campense dedicato alla dea egizia Iside e al suo consorte Serapide. Si trovava a Campo Marzio, nella zona in cui ora è la chiesa di Santo Stefano del Cacco, fra via del Plebiscito e piazza del Collegio Romano, .
Fu costruito nel I secolo a. C. e conobbe alterne vicende: fu più volte soppesso ed altrettante reintrodotto, l’ultima volta da Domiziano. Il culto rimase fino almeno al V secolo.
Doveva essere un tempio imponente, con un ingresso decorato da obelischi di granito rosso o rosa.
Dopo il suo abbandono e la sua distruzione, le decorazioni, le statue, gli obelischi, quasi tutti di provenienza egizia, furono impiegati per nuove costruzioni, come del resto successe a tanti altri monumenti, in questo caso erano veramente tanti e si trovano in varie collocazioni al centro di Roma.
Singolare è la storia della grossa pigna di bronzo ora ai Musei Vaticani che dà il nome all’intero rione!
Alcuni sono rimasti nei pressi ed hanno storie curiose, è il caso del colossale busto femminile di marmo che si trova in un angolo di piazza San Marco, accanto all’omonima chiesa. Si tratta probabilmente della statua della dea Iside o di una sua sacerdotessa, qui collocata intorno al 1500.

I romani la ritennero il ritratto di Lucrezia d’Alagno, la bellissima amante del re Alfonso d’Aragona, amica di molti uomini potenti della sua epoca. Con il nome di Madama Lucrezia divenne una delle numerose statue parlanti di Roma, l’unica femminile. Su di esse comparivano versi di satira nei confronti dei potenti. Io ne ho parlato qui.
Probabilmente alla stessa statua appartiene il piede che si può ancora vedere nel vicino vicolo del Pie’ di Marmo. Il frammento ha un calzare tipico delle sacerdotesse di Iside.

Anche la Chiesa di Santo Stefano del Cacco prende il nome da una statua del dio egizio Thot nelle sembianze di un babbuino, qui trovata e chiamata dal popolino “macacco” (macaco) , da cui “cacco”. La statua è ora ai Musei Vaticani.
Due colossali statue raffiguranti il Tevere e il Nilo sono attualmente al Louvre e ai Musei Vaticani e due statue in basalto raffiguranti leoni furono collocate da Michelangelo alla base della cordonata che porta a Piazza del Campidoglio.
Gli obelischi che ornavano l’ingresso del tempio sono stati collocati in varie aree della città in epoche diverse. Uno è quello che il pulcino della Minerva, in realtà un elefante, porta in groppa; è un obelisco di provenienza egiziana del secolo VI a. C.

Un altro è quello collocato a Piazza della Rotonda, davanti al Pantheon, uno è in via delle Terme di Diocleziano, altri sono a Piazza Navona e perfino al Giardino dei Boboli a Firenze!.
Un’altra statua probabilmente proveniente dall’Iseo è quella della “gatta”, collocata su un cornicione di Palazzo Grazioli, nella via che ha preso nome proprio dalla statua: Via della Gatta. Questi animali erano sacri nell’antico Egitto e la dea con testa di gatta Bastet era protettrice della maternità.

Il felino sembra guardare in giù e una delle tante leggende narra che sorveglierebbe un tesoro nascosto proprio dove cade il suo sguardo.
Una seconda leggenda narra invece che la statua fu lì collocata in onore di un gatto che con i suoi miagolìi avvertì gli adulti del terribile pericolo che correva un bambino che passeggiava sul cornicione del palazzo.
Una curiosità: il termine “gatta” anticamente in molte zone d’Italia si riferiva all’animale in questione a prescindere dal suo sesso, maschio o femmina che fosse.