Le folle di turisti che salgono la bellissima cordonata che sale da piazza d’Aracoeli a piazza del Campidoglio incontrano sulla sinistra una statua di un personaggio incappucciato in un atteggiamento oratorio, su un piedistallo ricco di frammenti architettonici antichi. La maggioranza dei visitatori ignora chi egli sia e non è interessata a saperlo.
Il personaggio in abiti medioevali è Cola di Rienzo, vissuto a Roma nella prima matà del 1300. Era un periodo buio per la città, il papato si era trasferito ad Avignone e i nobili spadroneggiavano commettendo prepotenze e violenze di ogni genere.
Cola di Rienzo era un giovane colto, recatosi ad Avignone si fece apprezzare dal papa che lo nominò notaio della Camera Apostolica. Tornato a Roma decise di porre un argine alla triste situazione in cui si trovava la città. Nel 1347 si autonominò pertanto tribuno del popolo mettendosi a capo delle sommosse cittadine contro lo strapotere delle famiglie nobili.
Il suo intento era quello di riportare Roma all’antico splendore del periodo repubblicano e all’inizio del suo governo riuscì effettivamente a sottomettere i baroni e cercò di tessere accordi con altri comuni italiani, soprattutto quelli dell’Italia centrale. Varò regole per limitare le violenze e per destinare le risorse pubbliche ai cittadini. Sembrò che Roma potesse avere un governo equo e una buona amministrazione della giustizia. In questo periodo ebbe fra i suoi ammiratori anche Francesco Petrarca.
Dovette però fuggire una prima volta a causa della reazione dei nobili. Inviato di nuovo a Roma dal papa vi entrò come trionfatore. Ma la popolarità lo esaltò a tal punto da portarlo a comportamenti tirannici e folli. Si circondò di lussi, si diede sd eccessi di tutti i tipi. Il popolo che lo aveva osannato gli si rivoltò contro e Cola di Rienzo fu ucciso in un tumulto nel 1354, proprio in Campidoglio, dove è ora la statua.
Figura paradigmatica dell’esaltazione folle a cui può portare il potere, a Roma viene comunque ricordato forse per quel tanto di speranza che seppe dare precorrendo i tempi. Tanto che una importante arteria del quartiere Prati, edificato dopo l’unità d’Italia, porta il suo nome.