Mi sono sempre piaciuti i cesti, grandi, piccoli, con manico e senza, presenti accanto agli uomini fin da tempi peistorici, fabbricati con i materiali vegetali più diversi: canne (da cui la parola canestro), giunchi, tife, vimini, steli d’erba, di asfodeli, cortecce, ramoscelli, foglie di palma, corda, juta.

La raccolta dei rami di vimine
Ogni popolo ha usato il vegetale che trovava più abbondante nel suo territorio e dopo una lavorazione lunga e paziente ne ha ottenuto questi utensili indispensabili come contenitori ed ancora oggi utilizzati da tutti noi, anche se la plastica li ha in parte sostituiti; non del tutto però perché le loro doti naturali li rendono non paragonabili ai materiali sintetici.
Così che vengono usati come panieri, contenitori per la frutta, sporte per la spesa o borse capienti per il mare.
In campagna si riempiono di verdura dell’orto, erbe spontanee da fare in padella, frutta raccolta dagli alberi.
I più resistenti conterranno la legna per la stufa e il camino.
Molto famosa è la lavorazione dei cesti a spirale, una tecnica diffusa in molti paesi del mondo e presente anche in Italia, soprattutto in Sardegna, dove vengono anche decorati con motivi tradizionali. La tipica forma larga e piatta serve a contenere il pane sardo.
La tecnica dell’intreccio di materiale vegetale è servita, e continua a servire, anche per fabbricare stuoie e perfino scarpe, le calzature di esparto (Stipa tenacissima), sparto in italiano, pianta tipica dei terreni aridi, sono le espadrillas ancora fabbricate in alcune regioni spagnole e francesi. Quelle che usiamo noi ormai sono fabbricate in paesi orientali utilizzando la juta. Il termine deriva dal catalano attraverso l’occitano e contiene proprio la parola espart, sparto. Nel Museo Archeologico di Madrid ne sono esposte paia risalenti al neolitico!

Sparto
In Africa cesti fittemente intrecciati e con il coperchio, ermetici e a prova di insetti. servono come contenitori di granaglie
Sulle nostre Alpi le gerle venivano utilizzate in passato per trasportare fieno, legna e frutti sugli impervi sentieri dove occorreva avere le mani libere, infatti erano fissate sulle spalle attraverso cinghie di cuoio. Qualcuna ne sopravvive ancora.
Un ultimo piccolo cesto particolare che mi piace molto, serve a rigare i pezzetti di pasta fatta in casa passandoli sopra il fondo di paglia con una leggera pressione delle dita.