La SS n.7 è l’Appia, la “Regina Viarum” per gli splendidi monumenti funerari che la ornavano. Fu aperta nel 312 a.C. rettificando e prolungando fino a Capua (l’odierna Santa Maria Capua Vetere), il precedente tracciato che terminava ai Colli Albani.
Attraversava (e attraversa, pur con le necessarie varianti) Aricia (Ariccia), Tarracina (Terracina), Fundi (Fondi), Formiae (Formia), Minturno (Minturno). Fu in seguito prolungata fino a raggiungere Benevento, Venosa ed infine Brindisi e Taranto.
Quando furono costruite le Mura Aureliane ne usciva attraverso quella che attualmente è la Porta San Sebastiano.
Il primo tratto fuori delle mura dal 1962 è diventato parte del Parco dell’Appia Antica che ha sede presso l’ex cartiera che sfruttava l’acqua del torrente Almone.
A poche decine di metri fuori della porta si trova la copia della prima colonna miliare che segnava il primo miglio della via consolare romana che iniziava a Porta Capena vicino alle Terme di Caracalla.
Proseguendo la passeggiata sull’Appia antica si incontrano gli antichi sepolcri, quello di Geta,

Sepolcro di Geta
quello di Priscilla, più avanti la tomba di Cecilia Metella. Molti di questi sepolcri nel medioevo furono trasformati in torri di difesa dalle famiglie dei nobili romani. Lungo il percorso c’è anche la chiesetta di Domine Quo Vadis, dove la leggensa narra che san Pietro, mentre tentava di scappare da Roma, incontrò Gesù Cristo. Altri monumenti importanti sono le catacombe di san Callisto e quelle di san Sebastiano, la villa dei Quintili e quella di Massenzio. In alcuni tratti è stato riportato alla luce l’antico basolato romano di basalto.
Il tratto urbano dell’Appia antica termina dove incontra il Gran Raccordo Anulare, ma l’Appia moderna continua toccando tutte le antiche cittadine dei Castelli romani e poi della costa laziale, dirigendosi verso sud, fino a Brindisi e Taranto.