Ana Maria de Jesus Ribeira da Silva, conosciuta da tutti gli italiani come Anita Garibaldi, moglie del condottiero e sua compagna fino alla morte nelle lotte per la libertà dei popoli in America Latina e in Italia.
Anita nacque in Brasile nel 1821 e morì 28 anni dopo, il 4 agosto 1849, nelle paludi intorno a Ravenna, mentre con il marito fuggiva braccata dalle truppe austriache dopo la gloriosa e sfortunata difesa della Repubblica Romana. Era malata, sfinita, incinta.
Una stele ricorda il luogo in cui fu sepolta provvisoriamente, fra le le erbe palustri e gli specchi d’acqua. La si può raggiungere a pochi chilometri a nord di Ravenna, sulla strada che porta a Marina di Ravenna.
Ora è sepolta a Roma, al Gianicolo, teatro della disperata ed eroica resistenza dei garibaldini arrivati da tutta Italia per difendere la Repubblica Romana.
Poco distante dal monumento dedicato al più noto marito, in una piazza a lei dedicata, c’è il bel monumento inaugurato nel 1932 dello scultore Mario Rutelli. La statua equestre la ritrae mentre a cavallo fugge con il figlioletto neonato in braccio. L’accampamento in cui si trovava fu infatti assalito dalle truppe imperiali brasiliane durante le lotte per l’indipendenza della Repubblica di Rio Grande do Sul e lei riuscì così a sottrarsi alla cattura.
Sul basamento quattro bassorilievi la ritraggono in altri episodi della sua vita breve e avventurosa, sul lato posteriore è raffigurato l’ultimo, ormai moribonda in braccio a Garibaldi fra le paludi di Ravenna.
Il suo corpo riposa all’interno del basamento, sotto la statua che la rappresenta piena di vita e di coraggio. Quest’anno in agosto ricorreranno i 170 dalla sua morte.