
Buon 2023! Per farvi i miei auguri quest’anno mi servo dell’alloro, pianta simbolica fin dall’antichità, quando veniva impiegato nei riti augurali facendone bruciare le foglie: se bruciavano producendo una fiamma vivida gli auspici erano positivi.
Pianta sacra per eccellenza ne era vietato l’uso per scopi profani. Era dedicata al dio Apollo, per questo, secondo la leggenda, era l’unico albero che non veniva colpito dal fulmine. Nell’antichità, e ancora in tempi recenti nelle nostre campagne, si piantava per questo motivo vicino alle case.
Era simbolo di gloria e sapienza, quest’ultimo attributo è rimasto nel nome dell’ambìto traguardo di studi, la laurea appunto. Negli ultimi decenni si è affermata l’usanza dei nostri laureati di cingersi il capo con una corona d’alloro come gli antichi vincitori di gare atletiche e letterarie.
Queste foglie d’alloro in ambra di epoca romana erano regalate come augurio per l’anno nuovo: “Annum Novum Faustum Felicem“.

Provengono da Aquileia che era in epoca romana il punto d’arrivo della “Via dell’Ambra” che partiva dalle regioni danubiane. Si attribuivano a questa resina fossile proprietà magiche e curative e ne venivano ricavati oggetti preziosi, amuleti, gioelli, giochi e altri piccoli oggetti regalati soprattutto alle donne e ai bambini come portafortuna.