Roma è l’unica capitale europea che conservi in misura considerevole le mura del periodo romano, un capolavoro di architettura militare rimasto in efficienza grazie ai restauri ed alle ricostruzioni voluti dai papi per oltre un millennio e mezzo.

Mura Aureliane presso porta San Sebastiano
Furono fatte costruire dall’imperatore Aureliano per difendere la città dalle invasioni dei barbari che in quegli anni avevano già minacciato i confini settentrionali dell’impero. La loro costruzione iniziò nel 271 d.C. e furono terminate pochi anni dopo, nel 275 d. C.
Prima di allora la città imperiale caput mundi, sebbene si fosse estesa molto al di là della cerchia di mura di epoca repubblicana, non ne aveva avuto bisogno perché non c’erano nemici che la potessero minacciare.
La scelta del tracciato fu condizionata dalla morfologia del terreno, dalla necessità di che fossero terminate in tempi brevi e da esigenze strategiche. Infatti si inserirono al loro interno tutte le zone elevate utili per il controllo dall’alto di eventuali attacchi nemici, ad esempio l’altura del Gianicolo che era oltre il Tevere e fuori dalle antiche mura. Furono inoltre inglobati nelle mura edifici di grande mole per evitare che cadessero in mano ai nemici, è il caso del Castro Pretorio, di tratti di acquedotto e perfino di private abitazioni e sepolcri, come quello famoso del fornaio Eurisace che fu inserito in una delle torri di Porta Maggiore, poi demolita nel 1838.
Anche la piramide, sepolcro di Caio Cestio fu inserita in un tratto di mura all’altezza di Porta San Paolo.
Misuravano 19 chilometri, non erano molto alte, solo 6,50 metri, ma erano estremamente funzionali e sufficienti a respingere attacchi di nemici ancora mal equipaggiati. Erano costruite in mattoni, con tratti rettilinei di 30 metri intervallati da torri. In alto terminavano con un cammino di ronda scoperto protetto da un muretto e da merli. Nelle torri una camera provvista di ampie aperture ospitava le macchine da guerra.

Le mura aureliane dalla torre di porta San Sebastiano
Successivamente, nel V secolo, la minaccia di un attacco da parte dei goti di Alarico, ben più pericolosi dei precedenti barbari, indusse l’imperatore Onorio a una ristrutturazione delle mura la cui altezza fu raddoppiata e fu creato un doppio camminamento, quello inferiore coperto.
Fu inserito nelle mura anche il mausoleo di Adriano, l’attuale Castel Sant’Angelo, con l’aggiunta di torri angolari.
Attualmente ne sono rimasti 12,5 chilometri, alcuni tratti sono stati demoliti per motivi di viabilità. Conservano ancora molte delle loro porte che si aprivano in corrispondenza dei principali assi viari. Quelle più antiche risalenti al periodo romano sono Porta Tiburtina, Porta Asinaria a San Giovanni, Porta Maggiore, Porta San Sebastiano da cui inizia attualmente la via Appia antica, altre monumentali riedificate dai papi nel periodo rinascimentale e barocco come Porta del Popolo da cui iniziava la via Flaminia.

Porta Latina
Nei secoli successivi furono restaurate e mantenute efficienti dai papi, dal momento che le minacce per la città non erano certo finite, in più punti delle mura attuali si possono leggere lapidi che ricordano il restauro voluto da qualcuno dei papi.
Il 20 settembre 1870, infine, la breccia nelle mura praticata dai bersaglieri dell’esercito italiano nei pressi di Porta Pia mise fine al potere temporale dei papi e unì la futura capitale d’Italia al resto del Paese.

Corso d’Italia con le mura e il monumento commemorativo della breccia