La pera volpina è uno degli innumerevoli “frutti dimenticati”. Un tempo ogni zona d’Italia aveva le sue varietà di frutti che erano ben adattate alle condizioni ambientali in cui crescevano, dopo millenni di selezione da parte dei contadini. Erano anche state selezionate per avere frutta per tutto l’anno, quindi dovevano conservarsi a lungo, per poter essere consumate d’inverno, stagione avara di frutta, se si escludono le regioni del sud, dove era possibile la coltivazione degli agrumi.
Esistevano soprattutto decine e decine di varietà diverse di mele e pere, che venivano raccolte in autunno e potevano essere conservate fino alla primavera. Abbiamo potuto riscoprire ed assaggiare alcune di queste varietà durante la “Festa dei frutti dimenticati” di Casola Valsenio: mele limoncelle, mele rosa, mele rugginose, pere cocomerine, dalla polpa rossa, pere more, pere volpine.
Il nome di queste ultime forse deriva dal fatto che le volpi si nutrono dei frutti caduti, quando durante il tardo autunno e l’inverno non trovano di meglio. Sono frutti piccoli dalla polpa soda, che hanno bisogno di “ammezzire” come le sorbe o le nespole. Questa caratteristica a noi sembra un difetto, ma risolveva il problema della conservazione e le pere erano disponibili per tutto l’inverno.
Si consumavano in genere cotte, magari insieme alle castagne, sfruttando il camino. Noi abbiamo voluto provarle e per cuocerle ho seguito la ricetta che mi ha fornito chi me le ha vendute: al forno ricoperte di vino rosso e spolverate di zucchero. La cottura si è protratta per più di un’ora, io ne ho approfittato per infornare altre pietanze.
Il risultato è stato un dessert piacevole e profumato, un modo gradevole ed insolito di finire un pasto in giorni freddi.
Dic 04, 2013 @ 10:45:56
L’ha ribloggato su Tavolo per duee ha commentato:
“Si consumavano in genere cotte, magari insieme alle castagne, sfruttando il camino. Noi abbiamo voluto provarle e per cuocerle ho seguito la ricetta che mi ha fornito chi me le ha vendute: al forno ricoperte di vino rosso e spolverate di zucchero. La cottura si è protratta per più di un’ora, io ne ho approfittato per infornare altre pietanze.”
Queste sono da provare 🙂
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